Cornus
Le fonti letterarie concernenti l'urbs Cornus sono poco significative relativamente alla sua topografia. Tolomeo menziona Kòrnos (III, 3, 7) tra le città interne a 5 ' a sud di Gouroulìs néa, e l' etnico dei Kornénsioi oi Aichìlensioi (III, 3, 6).
L' Itinerarium Antonini cita Cornos lungo la via a Tibulas Sulcis, a 18 miglia a sud di Bosa e a 18 miglia a nord di Tharros. La via sembrerebbe essere stata ristrutturata sin dalla prima età augustea, conoscendosi ora un milliario, in basalto, presso Santa Caterina di Pittinuri, in località Oratiddo, a nord di Cornus, posto dal proco(n)s(ule) M. Cornu[ficius]. L' anonimo Ravennate e Guidone ricordano Corni in una disordinata successione di centri, alludendo probabilmente sia alla via dell' Itinerarium Antonini tra Bosa e Tarri, sia ad un deverticulum tra Corni, Ad Nuragas (Annuagras / Annuragus) e Othoca. Nella Tabula Peutingeriana, secondo alcuni autori, sarebbe da riconoscersi Cornus nel poleonimo Crucis .
Nei due rapidi accenni a Cornus, relativi alla rivolta antiromana del 215 a.C., Livio ne indica da un lato il carattere di capoluogo (caput) di una regio ricca di silvae, il Montiferru, alle cui falde occidentali, sul pianoro di Corchinas, i Cartaginesi fondarono, in una posizione arroccata, la città entro l' ultimo venticinquennio del VI sec. a.C. Dall' altro lato lo storico patavino evidenzia l' aspetto fortificato di Cornus: si deve infatti ipotizzare una città dotata di mura sia in base alla funzione di receptaculum assolta dall'urbs Cornus nei confronti dei fuggiaschi delle due battaglie del 215 a. C., sia per essere stata Cornus assediata ed espugnata da Tito Manlio Torquato.
La continuità insediativa tra età punica e romana, vandalica e bizantina, sul colle di Corchinas e all' estremità occidentale del Campu 'e Corra è assicurata dalla ricca documentazione archeologica ed epigrafica, che definisce un abitato di circa una dozzina di ettari, mentre la vastissima estensione del Campu 'e Corra, naturalmente difesa dai fianchi precipiti, aveva costituito una riserva per la città punica, in relazione ai pascoli e ai coltivi in caso d' assedio. Nel periodo romano è presumibile una estensione dell' abitato nell' area pianeggiante a ridosso delle cale costituite dall' estuario del Rio Sa Canna e da S' Archittu, dove è documentato tra età tardo punica e l' alto medioevo un modesto scalo portuale. Nell' altomedioevo elemento poligenetico fu la sede episcopale di Sanafer, della ecclesia Cornensis, localizzato nella valle di Columbaris, a nord della città antica.
Lo statuto della città di Cornus è incerto sino al II/III sec. d.C. Per il I sec. d.C. è significativa la individuazione nella rocca di Corchinas di un torso marmoreo di un imperatore loricato (Domiziano o Traiano) e di una statua di Vibia Sabina, moglie di Adriano, che potrebbero provenire anche dal forum o dall'Augusteum di Cornus. Saremmo portati a considerare che l' elevazione di rango di Cornus da civitas stipendiaria a, probabilmente, municipium avvenisse in età flavia o traianea, tempi cui si riferirebbe il loricato cornuense.
Una dedica ad [Had]rianus, nella sua XVI potestà tribunicia (131/132 d.C.) costituisce la prima iscrizione relativa ad imperatore da Cornus. Seguono una dedica a Settimio Severo, di cui sono indicati gli ascendenti divi (ELSArd B 139+140) ed un'altra ad imperatore anonimo di cui si indica come ascendente un divus (ELSArd B 138). L'elevazione probabile di Cornus al rango di colonia onoraria, entro il III sec. d.C., è documentata dalla dedica di una statua, incisa sulla base, all'eq(ues) R(omanus) Q. Sergius Q. f. Quir(ina tribu) Quadratus, adlectus patronus civitatis dallo splendidissimus ordo Cornensium per i merita che aveva riportato [in co]lon[os], nei confronti dunque dei cittadini della colonia di Cornus. Dopo l'adlectio, l'ordo decurionum e il populus di Cornus, forse diviso in curiae, deliberarono l'erezione di una statua al patrono [aere c]o[lla]to (CIL X 7915).
La base, dispersa, fu individuata nel forum di Cornus, sul colle di Corchinas, insieme ad altre epigrafi onorarie che chiariscono, con certezza, la localizzazione dell' area monumentale di Cornus. Si tratta della possibile dedica di una statua a un L. Cornel(ius) [---], aere c[ollato], ob mer[ita sua], consistenti in un intervento nello stesso forum (CIL X 7918), di un' altra dedica a un personaggio il cui gentilizio è incerto L. f(ilius) Honorius che fu flamen d[ivi ---], ossia sacerdote cittadino addetto al culto di un imperatore divinizzato (CIL X 7916) ed infine della base di statua di un M. Cominius M. fil(ius) Crescens. Quest' ultimo personaggio, appartenente all'ordine equestre, rivestì il flaminato cittadino a Cornus (flamen civitatis Cornen(sium) ), al pari del L. Valerius L. f. Ouf(entina tribu) Potitus, pontif(ex) Sulcis di un titulus onorario di Sulci. Successivamente Marco Cominio Crescente fu inviato al concilium provinciale a Karales, in qualità di rappresentante di Cornus (legatus), dove fu eletto sacerd(os) provinciae Sardiniae, ossia capo dell'assemblea che aveva il compito dell'organizzazione del culto imperiale provinciale. Uscito di carica dopo un anno, ottenne il rango di sacerdo(talis) provinciale e fu inserito nel consiglio decurionale di Karales (CIL X 7917).
L' assetto urbanistico del forum cornuense non è attualmente ricostruibile: il rinvenimento nell' Ottocento di un doccione fittile foggiato a protome leonina, di un tipo dell'alto impero, documentato in Sardegna esclusivamente nel tempio di Sardus Pater ad Antas, suggerisce l'esistenza a Corchinas di un edificio pubblico con decorazione architettonica fittile, probabilmente un tempio.
Per quanto attiene gli altri edifici pubblici risulta dubbio se ad un edificio termale di Corchinas, in opus vittatum mixtum, tuttora visibile, ed alimentato da un acquedotto individuato da Antonio Taramelli, debba o meno riferirsi la targa commemorativa del restauro di [thermae] aestivae e della relativa conduttura d' acqua derivata da un fons, al tempo di Graziano, Valentiniano e Teodosio (379-383) (ELSard B 60 + 145 ?) rinvenuta riutilizzata nell' area paleocristiana di Columbaris. La stessa lastra era stata già riusata in una cortina muraria, forse in quella bizantina di Corchinas, come desumiamo dal testo recenziore della targa relativo ad opere relative a moenia (ELSard B 60).
Ancorché il quadro dei culti precristiani a Cornus sia estremamente lacunoso si deve segnalare che dal suburbio settentrionale di Cornus, dove si localizzerà l'ecclesia cornensis, proviene un epitafio del III sec. d.C., caratterizato dalla adprecatio agli dei Mani e dal simbolo giuridico-religioso dell'ascia, di Cn. Aelius Gaia[nus], [arka]rius praedi[orum](AE 1979, 307), ossia di un liberto sovrintendente all'amministrazione finanziaria dei praedia, i latifondi, di proprietà, probabilmente, della gens Aelia.
Se ammettessimo che tale titulus, insieme al coperchio marmoreo decorato da pantere(?) ed al sarcofago strigilato del III secolo, provenga da una necropoli pertinente alla villa ed agli insediamenti dei praedia Aeliana, potremmo ipotizzare che un membro di tale gens (se mantenne la proprietà terriera nel successivo secolo IV), convertitosi al cristianesimo, mettesse a disposizione dei fideles in Christo l'area di Columbaris, sede del coemeterium cristiano e degli edifici di culto.
Il territorium di Cornus appare di individuazione incerta, potendosi pensare da un lato alla decurtazione, da parte di Roma, dei fertili agri meridionali come punizione per la posizione filopunica di Cornus nel bellum del 215 a.C., dall' altro all' estensione del territorium all' intero Montiferru, ricco di miniere di ferro, utilizzate già in età punica, come documentano i depositi di voti fittili di Sissizu (Seneghe) e di Alores, nel suburbio meridionale di Cornus, che presenta statuette al tornio di devoti sofferenti, del III secolo a.C. del tipo di Bithia e Neapolis.
L'estensione dell'agro cornuense verso nord, fino al Riu Mannu di Cuglieri, al confine con il territorio di Bosa, potrebbe essere revocata in dubbio se si ammetta un rango di civitas per Gurulis Nova (Cuglieri), evidente nuova fondazione interna ad opera di una frazione di Gurulitani veteres, in un momento non precisabile.
Raimondo Zucca